martedì 31 dicembre 2013

MABON-EQUINOZIO DI AUTUNNO IL TRAMONTO DELL’ANNO

EQUINOZIO
DI AUTUNNO
IL TRAMONTO DELL’ANNO

All’Equinozio di Autunno il sole, nel suo cammino apparente nel cielo,
incrocia nuovamente l’equatore celeste e ancora una volta nel corso dell’anno
giorno e notte si equivalgono nella loro durata, ma stavolta il percorso segue
una direzione opposta a quella dell’equinozio primaverile, passando
dall’emisfero settentrionale dello zodiaco a quello meridionale. Il sole scende
letteralmente agli “inferi” e le tenebre cominciano a prevalere sulla luce. In
molti circoli druidici contemporanei l’Equinozio autunnale viene chiamato Alban
Elued, “Luce dell’Acqua” in gaelico:
infatti l’acqua raffigura l’oceano cosmico in cui si immerge il sole nella parte
calante dell’anno, la misteriosa profondità marina che diviene sempre più scura
man mano che i giorni si accorciano.
Gli antichi concepivano la terra come galleggiante nell’acqua (o meglio
indicavano col nome di terra la regione dello spazio sovrastante la fascia
dell’equatore celeste e acqua quella sottostante) e il Solstizio estivo era
connesso con le spiagge, il luogo di mutamento ed equilibrio tra l’anno
crescente e quello calante al punto più alto del sole. L’acqua è la sfera
dell’Equinozio autunnale, l’anno discendente nell’oceano.E’ un momento di
passaggio, critico come tutti i momenti sacri dell’anno di cui abbiamo parlato,
quando la barriera tra il mondo visibile e quello invisibile si fa più sottile. Gli
antichi lo consideravano un periodo propizio ai riti misterici. Si celebravano ad
esempio quelli di Mithra, signore e animatore del cosmo e allo stesso tempo
mediatore fra le divinità e gli esseri umani, così come l’asse degli equinozi è
intermediario tra le due fasi dell’anno. Mithra veniva spesso raffigurato in
mezzo a due portatori di fiaccola, uno (Cautes) con la torcia sollevata in alto a
simboleggiare l’equinozio di primavera e l’altro (Cautopates) con la torcia
abbassata a indicare l’Equinozio di Autunno. Più tardi le funzioni di Mithra vennero
assunte dall’arcangelo Michele, la cui festa, insieme a quella degli altri
due arcangeli Gabriele e Raffaele ricorre il 29 settembre. Il periodo equinoziale
di autunno è chiamato appunto Michaelmas nei paesi anglosassoni.Michele è
arcangelo di fuoco e di luce, alter ego e gemello di Lucifero:ora è il momento di
congedarci dalla luce.Ma il mese di settembre era anche il periodo in cui si
svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi. I rituali eleusini, basati sul simbolismo del
grano, celebravano il mito di Demetra e sua figlia Perséfone: il loro momento
culminante era la presentazione agli iniziati di una spiga di grano
accompagnata dalle parole “nel silenzio è ottenuto il seme di saggezza”. Nel
mito classico Persefone venne catturata da Ade, Dio degli Inferi. Sua madre
Demetra, Dea del Grano, la cercò ovunque lamentando la perdita della figlia e
rifiutando di fare fiorire e fruttificare la terra. Il suolo divenne spoglio e
desolato, e l’umanità invocò il soccorso degli dei. Alla fine, stanca, Demetra
sedette per nove giorni e nove notti e gli dei le fecero sbocciare papaveri
tutt’intorno. Respirando il loro profumo soporifero Demetra si addormentò e
nel frattempo gli dei riuscirono ad ottenere da Ade il ritorno di Persefone. Ma
siccome la giovane Dea aveva mangiato tre semi di melograno, cibo dell’Altro
mondo offertole da Ade, fu destinata a trascorrere tre mesi ogni anno nel
mondo infero, mesi durante i quali l’inverno cadeva sulla terra. Persefone era
discesa agli inferi come il sole discende negli inferi celesti, e come il sole ne
sarebbe ritornata con la promessa della rigenerazione della Natura.Se
Lughnasadh è l’inizio del raccolto, rappresentandone l’aspetto sacrificale, il
tema stagionale dell’Equinozio è la fine del raccolto, il suo completamento. Ma
è anche il momento del secondo raccolto dopo quello dei cereali:quello della
frutta e dell’uva. Dioniso, nato secondo certi miti proprio dalle nozze di
Persefone e Ade-Plutone, è il dio della vite e dell’ebbrezza. Il processo che
conduce alla fabbricazione del vino era per gli antichi così misterioso e il
prodotto finale così sacro (come ogni altra sostanza capace di indurre
modificazioni nello stato di coscienza) che ogni fase della raccolta dell’uva
veniva accompagnata da rituali. Il vino pressato veniva poi messo in botti dove
il succo alcolico passava attraverso una seconda fermentazione fino a diventare
vino.Questo processo era per gli antichi affine alla trasformazione spirituale
che ha luogo durante le iniziazioni. Sembra quasi che la fermentazione nel buio
delle cantine sia immagine speculare alla trasformazione che avveniva negli
iniziati durante i riti misterici nel buio dei santuari sotterranei. Non per nulla
l’alcool è stato chiamato “spirito”... Se il vino dominava i culti misterici
mediterranei, nelle Isole Britanniche si celebrava John Barleycorn, lo “spirito”
del grano che rinasce nel whisky, l’acqua di vita” dei Celti. I Celti chiamavano
l’Equinozio autunnale anche col nome di Mabon, il giovane dio della
vegetazione e dei raccolti. Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni
romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la
sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne
liberato dal Re Artù e dai suoi compagni. Il suo rapimento è l’equivalente celtico
di quello di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono
immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.In
questo periodo, un po’ ovunque si tengono feste del raccolto, con abbondanza
di cibo e di bevande. C’è grande sollievo, ora che le messi e i frutti sono stati
raccolti e immagazzinati. Un tempo, il raccolto costituiva la riserva di provviste
da conservare per il sostentamento durante l’inverno. Le divinità della terra
venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno
dell’abbondanza negli anni successivi.
Queste celebrazioni avevano un atmosfera di dolce malinconia. Il Dio del Grano
era morto, così come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell’Altro
Mondo, discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea Madre,
da dove sarebbe rinato al Solstizio d’Inverno. Più che una morte dunque, si
trattava di un lungo sonno. Il poeta e scrittore Robert Graves, parlando degli
aspetti della Grande Dea ci dice che se all’Equinozio di Primavera lei si
presentava sotto l’aspetto dell’iniziazione, all’Equinozio di Autunno era nel suo
aspetto di riposo, il riposo che attendeva gli iniziati dopo le fatiche della vita.
La malinconia era dunque dolce perché c’era la consapevolezza di una rinascita
a una diversa condizione di vita. I due temi stagionali del sole e del raccolto
condividevano con l’umanità un universale ciclo di nascite, morti
erigenerazioni.Nelle feste del raccolto aveva un posto d’onore un oggetto
simbolico che abbiamo incontrato più volte nelle feste sacre: la Bambola del
Grano, formata dalle ultime spighe raccolte e legate con un filo solitamente
rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a scopi propiziatori, era
conservata fino alla fine del raccolto dell’anno successivo. Essa veniva
chiamata a volte “Ragazza dell’edera”, perché l’edera, che rimane verde
durante l’inverno, è il simbolo della vita che continua: crescendo a spirale
appare come un simbolo di rinascita (la vita che ritorna ciclo dopo ciclo) e
come pegno di rinascita del Dio, sia come nuovo sole al Solstizio, sia come
nuovo raccolto in primavera.La pianta sacra dell’Equinozio di Autunno è la
mora selvatica. In molti luoghi si dice che le more non dovrebbero essere più
mangiate dopo la fine di settembre, perché “il diavolo le guasta”. Ciò è legato
ad antiche usanze secondo le quali i prodotti della terra non raccolti nel loro
momento stagionale appartengono agli spiriti di Natura: in realtà si trattava
delle offerte lasciate alle divinità.La mora selvatica è un sostituto della vite nel
simbolismo agrario dei paesi nordici. Robert Graves aveva ipotizzato l’esistenza
di un antico calendario arboreo nel quale l’Equinozio autunnale viene prima
della fine del “mese della Vite” e dell’inizio del “mese dell’Edera”, due piante
che crescono a doppia spirale, simbolo di rinascita come abbiamo già visto.
Sempre secondoGraves il cigno è l’uccello dell’Equinozio in quanto simbolo
dell’immortalità dell’anima e guida dei morti nell’aldilà (Apollo, dio solare
greco, vola su un carro trainato da cigni fino alla sua nordica dimora invernale,
tra gli Iperborei).
CELEBRARE L’EQUINOZIO DI AUTUNNO
Gli equinozi, tempi di attività sospesa, sono periodi in cui le persone
cambiano i loro ritmi vitali, adattandoli ad una fase stagionale diversa. Per
questo motivo sono epoche di turbolenza fisica e psichica.Anche
meteorologicamente sono momenti in cui le masse di aria calda si raffreddano
provocando le cosiddette tempeste equinoziali, che i navigatori conoscono fin
troppo bene. E’ necessario conoscere il significato e l’importanza di queste fasi
naturali così che la loro turbolenza ci dia energia invece di svuotarci. Tuttavia,
se durante l’Equinozio di Primavera si andava verso una stagione di crescita e
di azione, stavolta ci si muove verso una stagione di declino. Fisicamente
quindi, sarà opportuno concederci pause di riposo, dopo lo stress della calura
estiva e di vacanze spesso frenetiche, prima di affrontare i rigori dell’inverno.
Se si ha la possibilità, ci si può concedere una breve vacanza settembrina a
scopo esclusivamente riposante. Sono molto indicati in questo periodo anche
esercizi di rilassamento e di respirazione. Ci possiamo concedere attività fisiche
non particolarmente impegnative:
questo è il periodo ideale per passeggiate ed escursioni in campagna e in
collina, anche per salutare la Natura che si prepara al suo riposo
invernale.L’immagazzinamento e la trasformazione dei prodotti della terra
segna il completamento di un ciclo vitale che si riferisce non solo ad un evento
vegetale e naturalistico esteriore ma, come abbiamo più volte ribadito, anche
alla nostra esistenza umana. Se il tema cosmico del declino della luce ci spinge
alla riflessione, all’introversione, all’entrare in noi stessi dopo la frenesia
primaverile ed estiva, il tema vegetale e agrario ci suggerisce un
atteggiamento di ringraziamento:per i frutti della terra e per le esperienze
dell’anno trascorso, le lezioni imparate che sono il raccolto delle nostre
esistenze.Infatti, psicologicamente è tempo di riflessione e di contemplazione,
di ringraziamento per i frutti della terra e per le esperienze che abbiamo avuto
durante l’anno. Uno dei temi su cui possiamo meditare, ispirandoci
all’immagazzinamento dei frutti.della terra, riguarda tutto quello che è
avvenuto nella nostra vita. Prendiamoci un po’ di tempo per riflettere su quello
che ci è accaduto e su quello che abbiamo raccolto o imparato durante
l’anno.Approfittiamo quindi di questo periodo per fare “il punto della
situazione”: possiamo a questo scopo trascrivere in un diario tutto quello che
siamo riusciti a realizzare, come pure le cose che non siamo riusciti a fare
secondo i nostri progetti e i motivi che ci hanno impedito la loro
realizzazione.Come ogni festa dell’anno anche l’Equinozio va visto come una
piccola iniziazione ad un nuovo livello di consapevolezza.Ora la parte alta
dell’anno è terminata ed è tempo di volgersi all’interiorità. Noi entriamo nella
parte declinante della Ruota dell’Anno: è tempo di viaggiare nell’oltremondo e
di esplorare il sé, incontrando quegli aspetti di noi che ostacolano la nostra vita
interiore. Entriamo nel tempo del buio, ma privati della luce esteriore, possiamo
incontrare l’illuminazione interiore. Così, riflettiamo sui misteri della
trasformazione attraverso la morte e prepariamoci per l’arrivo dell’inverno e
alla nostra trasformazione interiore. Ricordiamoci soprattutto che come la
morte del Dio della Vegetazione significa trasformazione, rigenerazione e
rinascita, così anche noi rivedremo la luce rigenerati e rinnovati.Quindi
possiamo dedicare il periodo dell’Equinozio alla meditazione, alla
visualizzazione guidata, alla riflessione sui nostri sogni. E’ un buon momento
per dedicarci a tutte quelle attività che ci pongono a contatto con il nostro
inconscio.Se ce la sentiamo e soprattutto se abbiamo l’occasione di incontrare
validi maestri, possiamo praticare tecniche sciamaniche, come quelle dei Nativi
Americani, particolarmente adatte ai viaggi nei mondi spirituali. E’ una buona
cosa ringraziare la Grande Madre Terra con un piccolo festino: invitiamo i
nostri amici, offriamo loro i frutti di stagione e ammiriamo il fresco tramonto di
settembre ricordando i giorni trascorsi insieme nell’anno! Possiamo decorare la
tavola con foglie, noci e frutti di stagione.Se desideriamo fare qualcosa di più
complesso per celebrare questo periodo dell’anno possiamo celebrare un
piccolo rito di ringraziamento, all’aperto o al chiuso, come
desideriamo.Sarebbe preferibile il tardo pomeriggio, osservando il sole che
tramonta. Si può accendere una candela blu: è il colore dell’oceano cosmico in
cui tramonta il sole, il colore sacro dell’Occidente. Diciamo “Ti salutiamo Dio
Sole easpettiamo la tua rinascita”. Su un tavolo o su un altro ripiano possiamo
aver disposto frutti di stagione e una coppa di vino. Dopo averli presentati al
sole che tramonta diciamo:“Ti ringraziamo Madre Terra per i doni che ci hai
dato”. Meditiamo quindi sui temi di questa stagione e sulle buone cose che
abbiamo ottenuto nelle nostre vie durante l’anno trascorso. Poi consumiamo i
frutti e beviamo il vino, ricordandoci, come abbiamo imparato a fare, di
lasciarne una parte per la terra e le sue creature.
(Feste Pagane Di Roberto fattore)

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